NAPOLI – Sui briganti, sulla storia di questi uomini e donne del popolo meridionale che sfidarono l’esercito piemontese all’indomani dell’Unità d’Italia per difendere la loro terra si è scritto tanto in questi anni. L’argomento è stato affrontato sotto vari aspetti da storici e studiosi in diverse pubblicazioni, ma non è mai diventato di dominio pubblico o comunque non ha mai suscitato ampio interesse nei lettori. Negli stessi libri di scuola se ne accenna appena e i briganti vengono liquidati frettolosamente come un manipolo di delinquenti in cerca di tornaconti personali. Solo di recente, grazie alla serie tv di Netflix, la storia di coloro che si ribellarono con audacia e determinazione all’esercito “straniero” e nemico che aveva invaso il Regno delle Due Sicilie è venuta più alla ribalta, varcando i confini entro i quali era rinchiusa. Ed ha cominciato ad incuriosire anche un pubblico giovane, che fa dell’audio-visivo il mezzo di informazione più utilizzato. Quasi in concomitanza con la serie tv, Controcorrente, casa editrice napoletana che è stata tra le prime a pubblicare libri sul brigantaggio (www.controcorrentedizioni.eu), ha dato alle stampe un libro-fumetto indirizzato proprio ai più giovani (ma non solo). Il testo si intitola “Crocco e i suoi fratelli. Storia fumettata del brigantaggio post-unitario” (pag. 64, euro 12) e racconta appunto le vicende immediatamente successive al 1861 che videro centinaia di migliaia di persone massacrate dai soldati piemontesi inviati nel Sud per sedare una rivolta contadina e popolare. I briganti furono uomini che, sia pure tra tante contraddizioni – ma quale uomo ne è privo –intesero ribellarsi all’esercito straniero e nemico che aveva invaso il Regno delle Due Sicilie. Le vicende umane di Carmine Crocco detto Donatelli e dei “suoi fratelli” sparsi nel Sud stanno a dimostrare la fierezza di un popolo che ha lottato fino alla fine, per conservare sé stesso e le proprie abitudini e tradizioni, la propria cultura, e che poi ha finito per soccombere a un piano diabolico ordito a livello delle cancellerie europee, in primis quella inglese.  Il linguaggio fumettistico ed il registro umoristico, con la loro immediatezza comunicativa, lungi dallo sminuire la tragicità di ciò che è stato, vogliono restituire forza all’imperativo categorico di non dimenticare e, magari, avvicinare un pubblico giovane allo studio di questa pagina così importante della nostra Storia. «Don Luigi Sturzo – ha scritto per Controcorrente Pino Aprile – diceva che l’unico modo per migliorare le cose è che ognuno faccia bene quello che sa fare: chi sa scrivere, che scriva, chi sa disegnare che disegni. È molto positivo che si racconti anche così la vera storia d’Italia».

L’AUTORE – L’autore, Roberto Guglielmi, è un napoletano che vive per lavoro al Nord e fin da piccolo si è appassionato al linguaggio del fumetto. Laureato in Scienze Naturali, insegna nella scuola secondaria di secondo grado. Non ha smesso mai di disegnare. Nel 2006 ha pubblicato il suo primo lavoro a fumetti: un racconto didattico-divulgativo sulla natura e gli animali in pericolo di estinzione dell’isola di Cres, splendido paradiso naturale della Croazia. Successivamente ha dato alle stampe W l’Italia che contiene le prime strisce umoristiche di Matà, il personaggio del giovane senegalese che cerca di sopravvivere facendo mille lavori in Italia, e Senegal chiama Italia, viaggio in Italia di due senegalesi in cerca di lavoro.



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