POZZUOLI – L’unica certezza è data dalle immagini delle telecamere che hanno ripreso il momento in cui veniva piazzata la bomba e la fuga degli attentatori. Poi il fragore dell’esplosione che è stato sentito fino a Licola e Varcaturo, con i vetri che hanno tremato nel cuore della notte svegliando nel sonno i residenti. La bomba che è stata fatta esplodere davanti alla pizzeria “Tutta n’ata storia” in via Giovanni Verga era composta da una grossa quantità di polvere da sparo, tale da danneggiare i due piani del locale. Chi ha agito ha atteso che il titolare e il personale abbassassero la serranda per poi colpire circa un’ora dopo. E, forse, l’ha fatto per vendetta.

LA LITE – Questa è una delle ipotesi seguite in queste ore insieme, ovviamente, a quella della matrice di natura mafiosa. Il tutto sarebbe iniziato nella notte di San Lorenzo quando il figlio minore del titolare della pizzeria avrebbe partecipato a una lite sulla spiaggia di Lucrino. “Una rissa” a detta dei tanti ragazzini che hanno assistito alla scena. Alle mani sarebbero venuti giovani tra i 13 e i 15 anni di Monterusciello da una parte e coetanei di Toiano dall’altra. Poi, due giorni dopo, l’esplosione.

IL RACKET – Ipotesi dicevamo, forse una suggestione vista la sproporzionalità il fatto e la reazione, ma i carabinieri del nucleo operativo di Pozzuoli non vogliono lasciare nulla al caso e da due giorni stanno conducendo indagini certosine per fare luce su un attentato che ha scosso l’intera comunità. I militari hanno ascoltato ovviamente anche il titolare della pizzeria, G.R, che gestisce anche un supermercato a Monterusciello. L’imprenditore è vicino anche al mondo delle scommesse sportive (in passato ha gestito una sala scommesse “StanleyBet” sempre a Monterusciello) ed ha interessi nel settore della vendita di auto usate. Le modalità dell’attentato sono riconducibili alla più classica delle ritorsioni da parte della criminalità organizzata: tra le ipotesi più accreditate c’è la pista del racket in un quartiere dove da sempre le attività commerciali vengono colpite da vecchie e nuove leve dei clan Longobardi e Beneduce, anche se i nuovi scenari in continuo mutamento riportano a un’attenzione pressante da parte del vicino clan de “Gli amici del Bivio” di Quarto che fa capo al boss Salvatore Cerrone. Complici le lunghe detenzioni dei boss Gennaro Longobardi e Gaetano Beneduce e i recenti arresti, il business del pizzo e dello spaccio a Monterusciello sembra essere finito nelle mire dei quartesi.



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