“Generazione Z – Il mondo visto con gli occhi dei giovani” è la nuova rubrica lanciata da Cronaca Flegrea per dare la parola ai giovani e trattare tematiche attuali ad impatto sociale. Uno spazio virtuale per consentire ai Centennials di esprimere le proprie idee.
A cura di Paola Fevola
La nostra è una società in continua evoluzione. Oramai questa è la colonna sonora della nostra vita. Che si tratti di storia, geografia, scienze, arte o musica non importa: noi siamo e saremo sempre “una società in continua evoluzione”. Ad oggi si parla di internet, intelligenza artificiale, vita su altri pianeti… Ma la vita sul nostro di pianeta? Novità, rapidità, scoperta, futuro. Ci interessiamo solo a questo ormai, perdendo di vista cosa ci ha portati a tutto ciò. La storia è stata definita da Tucidide uno κτῆμα ἐς αἰεί, un possesso per sempre, un insegnamento che dovrebbe guidarci nel tempo. Eppure per molti la storia è noiosa, inutile. La nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro passato. Tutto troppo noioso per una società in continua evoluzione. Ma d’altronde, chi ha tempo di guardarsi indietro? La nostra vita è diventata uno scorrere incontrollato di eventi. Frenesia è la parola d’ordine per accedere alle nostre menti, ma soprattutto alle nostre agende stracolme di impegni e prive di un attimo per fermarci e riflettere su noi stessi. Tutta questa velocità ci rende più produttivi ma toglie anima e sentimenti ad ogni azione che compiamo. Di conseguenza perdono valore tutte quelle piccole tradizioni e consuetudini che hanno da sempre colorato le nostre giornate. La parola tradizione deriva dal latino traditio, -onis, letteralmente consegna. Consegna di memorie, usi e costumi da una generazione all’altra. Consegna della nostra identità. Con il tempo, però, molte delle tradizioni di un popolo si perdono. È successo e continuerà a succedere. Lentamente lasciamo andare la nostra cultura, conservandone sempre meno frammenti. Che si tratti delle banali credenze di un nonno o di una festività, di una ricetta o di una semplice abitudine poco importa. Tutto fa parte di noi e di tutto stiamo annullando il ricordo. Chissà come sarebbe stato crescere senza i rimproveri di mia nonna perché andavo in giro scalza, senza le feste di paese a Ferragosto o senza l’odore della pastiera appena sfornata. E chissà come sarà per le generazioni future crescere senza tutto ciò. Si ritroveranno in un futuro che non ha avuto passato, dato che del passato non si ricorderà nulla. Come dunque gustiamo del vino, scordandoci però della vendemmia che si è fatta per ottenerlo, così passeggeremo per le strade di Marte senza sapere chi eravamo prima, con un vuoto dentro e ripetendo gli stessi errori di sempre.