Generazione Z – Il mondo visto con gli occhi dei giovani” è la nuova rubrica lanciata da Cronaca Flegrea per dare la parola ai giovani e trattare tematiche attuali ad impatto sociale. Uno spazio virtuale per consentire ai Centennials di esprimere le proprie idee.
A cura di Paola Fevola
Tutti conosciamo il film della Pixar “Inside out” in cui la mente umana viene rappresentata come il quartier generale delle emozioni. Ma se fosse davvero così? Se le emozioni prendessero vita e avessero l’opportunità di presentarsi? Cosa direbbero? Io l’ho immaginata così…
Io sono Gioia, la felicità. Sono la prima emozione che impariamo a riconoscere.
Quanto sono belli i bimbi sorridenti e spensierati, che passano il loro tempo a giocare con le costruzioni e guardare i cartoni. Io sono proprio così: una bimba sorridente e spensierata, giocosa e a volte un po’ immatura. Mi emoziono per le piccole cose: un palloncino o delle bolle di sapone, un campo di fiori o un abbraccio da un amico.
Sono però anche la prima emozione che impariamo a fingere di provare. Tristezza si diverte spesso a travestirsi da me. Sostiene che non tutti meritino di vederci tristi. Ma allora perché meritano di vederci felici? La felicità non è un’emozione tanto importante e preziosa quanto le altre? A quanto pare no. Questo è un problema che ho da una vita: tutti mi danno per scontata. Sempre.
Ciao, io sono Gioia. Rido sempre e tutti mi adorano. Ma chi voglio prendere in giro? Io sono Tristezza, quella povera, vulnerabile, sensibile emozione che nessuno vuole provare. A nessuno piace avere il viso rigato di lacrime. A nessuno piace sentirsi vuoti, rotti dentro, come se nessuno, nonostante lo sforzo, ti capisca. A nessuno piace immedesimarsi in quelle canzoni tristi e strappalacrime. A nessuno piace incrociarmi nel proprio cammino. Anche per questo spesso mi travesto da Gioia. Non è bello né piacevole sentirsi costantemente rifiutati da tutti.
Avete presente quella voglia irrefrenabile di gridare a pieni polmoni e distruggere tutto ciò che ci circonda? Benvenuti nella mia vita! Non importa se le vittime siano libri, vestiti, sedie, porte, persone: l’importante è sfogarsi. L’alternativa sarebbe tenersi tutto dentro, ma come si fa? Io non ci sono mai riuscito e forse non ci riuscirò mai. Ho bisogno di lasciare andare e quindi lascio andare.
Ecco lo sapevo: sono l’ultima a parlare. Sbaglierò sicuramente qualcosa e avrò rovinato il lavoro di tutti. Mi trema la voce, ho la gola secca, non riesco a trovare le parole. Nel caso non lo aveste capito, io sono Ansia, l’emozione più odiata da chiunque mi conosca e la più sottovalutata da chi non ha mai avuto a che fare con me. “Ma che vuoi che sia un po’ di ansia: fai un respiro profondo e non pensarci più”. Come se fosse così facile. Il senso di inadeguatezza, il fiato corto, i giramenti di testa non passano “respirando profondamente”. Con me tutto diventa più difficile, anche andare a fare la spesa o chiedere un’informazione ad uno sconosciuto. Il problema è che tengo troppo a tutto e ho paura di sbagliare rovinando irrimediabilmente ogni cosa. A volte vado nel panico anche per ragioni infondate: l’agenda troppo piena, un cambio di programma all’ultimo minuto, un’occhiataccia da parte di qualcuno… Sto parlando troppo, vero? Ho annoiato tutti. Come avevo detto: alla fine ho sbagliato qualcosa.