Passeggiando per Vico Belledonne — elegante via che rende omaggio alla bellezza delle signore di Napoli — l’abbondanza di locali e boutique che affollano Chiaia potrebbe far passare oltre l’insegna di Magnolia, senza farci troppo caso. Vale la pena invece fermarsi al civico 11, scendere qualche gradino e affacciarsi a uno spazio insospettabilmente ampio, che a ogni ora del giorno mostra un lato diverso. È di qualche anno fa, infatti, il progetto ambizioso di riattivare lo stabilimento termale Gauthier, uno dei più antichi della città, che dalla fine del Settecento ha accolto ‘bagnanti’ in cerca dei benefici delle cure termo-minerali. Uno spazio su più livelli con rimandi pop e installazioni che celebrano la cultura partenopea, che oggi comprende spa, lounge bar e un paio di ristoranti di ottima cucina (napoletana e non solo). Il progetto.
La storia dell’antico Stabilimento Fisioterapico Gauthier e della sorgente Sofia
Per via della conformazione geologica del suo territorio, Napoli è città di sorgenti idrominerali che sono state ampiamente sfruttate nel corso della storia. Dalle grandiose Terme di Agnano ai Campi Flegrei agli stabilimenti di Bagnoli, per arrivare alle sorgenti ancora attive giusto in centro. L’acqua ‘suffregna’ ha alimentato i locali dell’Eldorado, del Chiatamone e anche del Gauthier, il più antico della città, fondato intorno al 1790 e portato in auge dall’omonima famiglia che lo rilevò nel 1866. Si ribattezzò Sofia la sorgente sulfurea-ferrata situata a 120 metri sotto il livello del mare, mirobiologicamente pura e ricca di sostanze minerali che ne sostenne gli impianti. Un ‘salotto buono’ per i Napoletani e per i turisti, con impianti all’avanguardia che lo resero meta vivace e ben frequentata fino a prima del disastro delle guerre. Mentre negli ultimi decenni questa e altre terme sono rimaste abbandonate e dismesse, la magnolia secolare sopravvissuta ai bombardamenti resta al centro di una delle corti interne e dà il nome al nuovo corso dello spazio.
Spa, accoglienza, lounge bar e ristorazione: il progetto multiforme di Magnolia
Nel 2019, infatti, le Terme Gauthier sono ripartite come Magnolia. Aggiornando da un lato l’offerta spa — ancora alimentata dalla sorgente Sofia, ma completa di bagno turco, docce emozionali, piscina di acqua termale, cascate e idromassaggio — e implementando invece la parte di accoglienza. Ci sono alcune stanze per il soggiorno, il lounge bar e bistrot aperto dalla colazione alla seconda serata e un totale di due ristoranti, di segno diverso ma con alcuni punti in comune. In una città storicamente ‘osmotica’ verso i sapori del mondo (la cucina partenopea è d’altronde un compendio del Mediterraneo), il sushi ha ad esempio una sua presenza radicata ed è una scelta frequente.
Alcuni piatti del Magnolia Restaurant, ph. Alessandra De Cristofaro
Al ristorante Otoro81, ospitato in terrazza, lo chef nippo-brasiliano Ignacio Hidemasa Ito ne dà un’interpretazione Nikkei: l’‘ibrido’ gastronomico che ricorda la diaspora giapponese di fine Ottocento e la migrazione verso il Sud America. La tradizione partenopea, pur fuori dai cliché, è invece rappresentata dall’outlet Magnolia Restaurant.
La cucina di chef Antonio Chirico, tra ingredienti campani e tecniche internazionali
È a cura di Antonio Chirico — chef originario di Ginosa, in Puglia, cresciuto però al Quisisana di Capri e a L’Accanto di Vico Equense, tra gli altri — la proposta più territoriale del complesso, sin dalla sua apertura nel 2020. Oggi è disponibile in maniera ‘trasversale’ per 12 ore al giorno, con formule veloci per il pranzo e un menu alla carta per la cena. Parte dalla stagionalità e dalla disponibilità quotidiana del mercato, che è quella del pescato locale servito anche crudo, dei latticini di bufala, poi ingredienti agricoli come i limoni della Penisola Sorrentina, le albicocche pellecchielle, le papaccelle napoletane e il pomodoro del piennolo del Vesuvio. Quest’ultimo serve per una rivisitazione virata al giallo dei più classici paccheri alla Scarpariello, un classico che si fa tutto l’anno. Oltre alla cucina, Chirico coordina un laboratorio che produce pane, focacce, salse e da questi giorni anche il panettone.
Cosa si mangia e quanto si spende al Magnolia Restaurant (aperto tutto il giorno)
I piatti del Magnolia Restaurant restituiscono un ritratto fedele al territorio, ma raggiungono il risultato con un percorso meno tradizionale e un po’ più tecnico. C’è il baccalà fritto con la mitica insalata di rinforzo, però di verdure croccanti all’agro e maionese di papaccelle. Tra gli antipasti il cremoso di ricotta di bufala con zest di limone e gamberi fritti insieme alla tartare di gamberi rossi; l’agrume serve anche per condire il pan brioche con mazzancolle alla brace, funghi e lardo (antipasti tra i 15 e i 30€; primi intorno ai 20€; secondi tra i 15 e i 35€).
Ingredienti ‘poveri’ ben valorizzati inoltre nel cappello del prete cotto a bassa temperatura e servito con salsa al curry e Aglianico. Si può finire poi con il sablé alla cannella con mela e sorbetto al mandarino. Anche il panettone, un classico del Nord che oramai appartiene a tutto il Paese, qui si fa con albicocche pellecchielle del Vesuvio; mentre per scelte più ‘veloci’ ci sono i burger con bun fatto in casa (15€) nonché le pizzelle in teglia (15€).
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