A Pozzuoli il tempo sembra essersi fermato dal terremoto dello scorso 20 maggio. Gli edifici dichiarati inagibili, 150, restano tali, e i 1500 sgomberati restano ancora oggi senza casa.

Tantissime famiglie, che hanno ottenuto eventualmente il famoso “contributo per l’autonoma sistemazione” (in pratica un aiuto a pagare l’affitto di un altro appartamento), restano nel limbo di sistemazioni provvisorie. Ancora si attendono da Roma i decreti attuativi del Decreto ricostruzione, convertito in legge l’8 agosto: insomma, i fondi destinati alla riqualificazione degli edifici privati danneggiati (20 milioni di euro) fin qui non si sono visti.

Eppure il provvedimento del Governo nelle intenzioni voleva essere celere: fissava il primo settembre come termine ultimo entro il quale adottare il decreto attuativo. Niente di tutto questo è stato fatto, e in concreto manca l’intero impianto della norma. Non è chiaro come i soldi saranno suddivisi tra i Comuni coinvolti (Pozzuoli, Napoli e Bacoli), né come si potrà presentare domanda o entro quanto tempo dovranno essere ultimati gli interventi su gli edifici oggetto di lavori.

E mentre il Movimento 5 Stelle attraverso il deputato puteolano Antonio Caso lamenta i “no” della maggioranza a qualsiasi proposta di sostegno alla popolazione (dal congelamento dei mutui passando per sconti fiscali o alle imprese locali), il Comitato Emergenza Campi Flegrei parla di “situazione inammissibile”. Laura Iovinelli, che ne è la portavoce ed è tra gli sfollati, ha spiegato che oggi andrà ad un incontro organizzato dal Comune di Pozzuoli aperto alla cittadinanza perché “ho chiesto appuntamento al sindaco Luigi Manzoni ma non mi riceve”. “Da cittadina puteolana che ha perso casa in seguito alla scossa del 20 maggio vorrei porre delle domande, ma non so se me lo permetteranno. Ci sono cittadini di Pozzuoli – spiega – che hanno perso la casa, e qua tutto tace”.

Per quanto riguarda invece l’edilizia pubblica e il Decreto ricostruzione parla di uno stanziamento più cospicuo, di 420 milioni, ma di questi 200 erano già stati finanziati dal Fondo di sviluppo e coesione.



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