BACOLI – Chiede aiuto a tutti perché non si registri l’ennesima tragedia. Un dramma annunciato che vedrebbe coinvolta la sua adorata figlia. Pietro D’Orazio, 65enne di Bacoli, lancia un disperato allarme affinché venga tutelata l’incolumità di Federica, 35enne che da oltre un anno e mezzo vive nel terrore di essere uccisa dal suo ex compagno Giuseppe. «Dopo anni di maltrattamenti mia figlia Federica, con l’ausilio di una psicologa e la vicinanza dei genitori, ha deciso di denunciare l’ex per la prima volta per aver ricevuto un pugno in pieno volto al termine di una futile discussione il 29 novembre del 2022. Nella denuncia ha specificato che non era la prima volta che alzava le mani su di lei», racconta Pietro che ha anche scritto una lettera aperta in cui elenca le varie vicissitudini. L’uomo, infatti, sostiene di essere stato più volte affrontato dall’ex di sua figlia e di aver ricevuto minacce di morte. In compenso però nessun provvedimento è scattato nei confronti del giovane. «Vi devo vedere morti, vi farò vivere nel terrore», è solo una delle tante frasi intimidatorie che i familiari di Federica si sarebbero sentiti dire nel corso di questi anni. «A maggio del 2023, dopo aver saputo che mia figlia aveva intrapreso una nuova relazione, Giuseppe L. ha aggredito i dipendenti dell’agriturismo gestito da mia figlia, picchiandoli, insultandoli e obbligandoli a non lavorare più presso la nostra struttura altrimenti li avrebbe squartati – continua Pietro – Il 21 giugno 2023 ha cercato in maniera premeditata di uccidere mia figlia: alle 6 di mattina si è recato nella casetta in cui lei viveva presso l’agriturismo, ha staccato la luce, tagliato i fili della connessione internet, isolandola, non essendoci alcun gestore telefonico che lì prende, ha bussato alla porta di casa e quando lei ha aperto si è scaraventato all’interno della casa con la macchina, cercando di investirla. La maggiore larghezza del telaio dell’auto rispetto alla porta ha evitato il peggio. In suo soccorso è arrivato subito il suo attuale compagno il quale è stato aggredito a bastonate, finendo in ospedale. Lui invece non è stato né fermato, né arrestato, nonostante le nostre denunce».
“LE ISTITUZIONI DEVONO AGIRE” – Le minacce di morte si susseguono da mesi ormai. Ed aumentano anche le denunce sporte alle forze dell’ordine da parte di Pietro e di sua figlia Federica. «Cosa stiamo aspettando? Perché nessuno interviene? Ho deciso di rendere pubblica la nostra storia perché alle parole seguano i fatti. Abbiamo proceduto come viene richiesto in questi casi: abbiamo denunciato i vari episodi, ma nulla è cambiato. Anche il nostro avvocato è sconcertato», incalza. Una vita dedicata alla famiglia e al lavoro quella del 65enne di Bacoli, la cui esasperazione ha ormai raggiunto il limite. «Ho fatto solo sacrifici nel corso della mia vita. Ho una famiglia stupenda che vorrei godermi e invece vivo nel terrore. Questo stress non lo reggo più. Non dormo la notte e trascorro il giorno in ansia. Le istituzioni devono capire che bisogna agire ora e non dopo. Non voglio solidarietà, marce o fiaccolate, ma azioni e fatti. Tutti devono prendersi la propria responsabilità. Mia figlia è fortunata perché ha la famiglia e gli amici al suo fianco. Ma chi vive questo dramma in solitudine, come può andare avanti?». «In tutto questo periodo – svela il 65enne di Bacoli – quando mi incrociava per strada, quasi tutti i giorni, abitando vicino, mi seguiva e mi apostrofava con le solite ingiurie: “tua figlia è una p……a. Devo squartare tutti e due, tu sei una latrina”. Il 20 aprile scorso sono stato costretto a sporgere denuncia in quanto incrociandomi per strada – io in motorino e lui alla guida di una Fiat Panda nera – mentre tornavo a casa, ha cercato di farmi cadere, stringendomi verso l’interno della carreggiata ripetendo sempre le stesse ingiurie. Il 5 maggio è scomparso misteriosamente il mio cane, un meticcio di nome Flick, cane chippato e con due satellitari per eventuale ritrovamento. Ho sporto denuncia all’Asl di Pozzuoli. Un giorno mi ha rincorso col motorino e mi ha bloccato all’altezza della chiesa di San Gioacchino in Bacoli e mi ha urlato le seguenti parole: “Stai piangendo per il cane che ti ho scannato? Ha sofferto tanto come dovrai soffrire tu e non scordarti che farete la stessa fine tu e tua figlia”. Mi sono recato il giorno dopo sia dai carabinieri alla stazione di Pozzuoli che alla Polizia di Stato di Pozzuoli, i quali mi hanno detto che senza prove non posso sporgere denuncia per la morte del cane». A subire minacce nel corso di questi mesi anche i dipendenti della ditta del signor Pietro. L’ultimo episodio intimidatorio risale solo a pochi giorni fa: lo scorso 5 luglio l’uomo avrebbe seguito nuovamente Federica, minacciandola di morte o di sfigurarla.
LA VICINANZA DEL SINDACO – A schierarsi al fianco di papà Pietro è il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, che ha espresso vicinanza alla famiglia D’Orazio e ha annunciato una marcia che si terrà presto tra le strade della città. «Ho letto con grande dolore la storia di sofferenza resa pubblica da Pietro d’Orazio, nostro concittadino e padre di Federica. Sua figlia riceve da tempo minacce di morte, violenze ed intimidazioni dal suo ex fidanzato. Una storia terribile fatta di soprusi, paure e tentati omicidi sfiorati – scrive il primo cittadino sui social – Bacoli tutta vi è vicina. E faremo di tutto per evitare l’ennesimo femminicidio. Ogni cosa, senza fermarci. Ho scritto alle forze dell’ordine, alla Procura, alla Prefettura e alle più alte cariche dello Stato. Come sindaco, a nome del popolo bacolese, per sollecitare tutti gli interventi dovuti, necessari, urgenti. Ed ho inviato ad ognuno di loro la lettera di Pietro. Un padre che, mosso da disperazione, oltre che da amore paterno, ha trovato il coraggio di rendere pubblico questo strazio. Abbiamo attivato i Servizi Sociali. Sono assolutamente certo che ognuno farà la propria parte, e più del proprio dovere, per fermare questa tragedia annunciata. Noi, lo ripeto, non ci fermeremo qui. Stiamo organizzando un corteo popolare di solidarietà e vicinanza concreta a Federica D’Orazio, a Pietro, a tutta la famiglia. Perché le marce non si fanno solo dopo l’irreparabile. Ma prima».