POZZUOLI – In occasione della presentazione del nuovo report “Rischio vulcanico e bradisismo nei Campi Flegrei. Sicurezza, innovazione, e partecipazione per il futuro sostenibile del territorio” con i dati sul consumo di suolo, insediamento abitativo e qualità degli edifici, e un’analisi storica riguardante l’area flegrea, in particolare i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Giugliano e Quarto, Legambiente lancia un messaggio forte e chiaro al Governo e chiede interventi seri e strutturati a livello regionale, insieme ad una nuova strategia di governo del territorio che garantisca a tutti sicurezza e sviluppo sostenibile. Nei giorni scorsi infatti Goletta Verde si è presentata al largo della costa dell’area flegrea per dire “Stop al consumo di suolo e alla cementificazione nei Campi Flegrei”. Sulla storica imbarcazione di Legambiente lo striscione “No al cemento”.
LE PROPOSTE – Un’area, quella dei Campi Flegrei, che paga lo scotto dell’aumento del carico insediativo – in questi 50 anni, ⅕ dell’incremento demografico della Provincia di Napoli (ca. 280.000 abitanti) si è concentrato nell’area tra Pozzuoli e Quarto, con aumenti della densità abitativa fino a 3500 ab/Kmq; della crescita dell’abusivismo edilizio – nella provincia di Napoli tra il 2004 e il 2022 sono stati eseguiti 1641 abbattimenti di abusivismi edilizi. Le ordinanze non eseguite superano le 14mila – l’assenza di una adeguata pianificazione territoriale e urbanistica, il perdurare del Commissariamento Straordinario. Per Legambiente sono questi i principali elementi critici che si sono registrati nei Campi Flegrei dopo le due emergenze. Per Legambiente questa nuova emergenza, peraltro partita già dal 2005 con progressivo aggravamento sino a quello accelerato degli ultimi due anni, deve essere affrontata in maniera completamente diversa dalle due precedenti (1970-1972, 1983-1984), soprattutto alla luce delle conoscenze scientifiche di oggi, dell’innovazione tecnologica e digitale, degli strumenti di monitoraggio, dei tanti modelli di indagine che sono stati sperimentati e validati: non è più possibile che le scelte politico-strategiche e soprattutto di governo del territorio non siano imperniate sulle indicazioni che pure il sistema di protezione civile produce”. Per questo l’associazione ambientalista nel dossier ha anche sintetizzato nove proposte – stop al consumo di suolo, attenzione al programma di riqualificazione del patrimonio pubblico e di quello privato esistente, supporto al settore produttivo, open data nell’informazione, trasparenza negli atti e nelle procedure, ricorso e supporto a processi partecipati, monitoraggio delle azioni istituzionali e delle ricadute delle misure di semplificazione pianificazione urbanistica regionale, metropolitana e comunale, richiesta dei piani emergenza comunale e della loro effettiva operatività, promozione dell’allargamento del Parco dei Campi Flegrei e suo riconoscimento come Geoparco Globale dell’UNESCO – con cui chiede di accompagnare istituzioni, imprese e soprattutto cittadini nella gestione delle attività previste, inquadrandole nella visione strategica della corretta gestione del rischio vulcanico.
«Goletta Verde con questo blitz a largo della costa dell’area Flegrea – commenta Stefania Di Vito, portavoce di Goletta Verde – ha voluto ribadire un messaggio importante, stop alla cementificazione nei Campi Flegrei – Se continuiamo a costruire senza una reale ed efficace pianificazione territoriale e urbanistica saranno i cittadini e le cittadine a pagare un prezzo altissimo per le scelte scellerate delle istituzioni. Legambiente continua a ribadire che bisogna affrontare le nuove emergenze sfruttando le moderne conoscenze scientifiche e tecnologiche, affiancate da un monitoraggio attento e costante». «A corollario delle criticità che abbiamo evidenziato nel dossier – commenta Anna Savarese, direttivo Legambiente Campania – in Campania perdura, e invece va assolutamente superato ad horas, il trattamento differenziato e discriminante riservato ai tre vulcani Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, che, sebbene risultino paritariamente “quiescenti ma ancora attivi”, non hanno irragionevolmente ricevuto le stesse dovute attenzioni rispetto alla definizione della perimetrazione, del piano di emergenza e del blocco dell’incremento del carico insediativo». Ad oggi per il Vesuvio risultano essere stati definiti la perimetrazione, il piano di emergenza e, fino allo scorso aprile il vincolo all’incremento del carico insediativo disposto con la Legge Regionale 10 dicembre 2003, n. 21, purtroppo incomprensibilmente in parte sconfessato dalla recente L.R. 5/2024 che autorizza il recupero abitativo dei sottotetti Diversamente, per i Campi Flegrei pur essendo stati definiti perimetrazione e piano di emergenza, manca ad oggi il vincolo generale all’incremento del carico insediativo. Per la riduzione del rischio vulcanico dell’isola d’Ischia, infine, non è stata ancora elaborata alcuna strategia (perimetrazione, piano di emergenza, vincolo all’incremento del carico insediativo), tranne che per l’area dei tre comuni (Casamicciola, Forio d’Ischia e Lacco Ameno) dove l’azione del commissario Legnini ha previsto anche interventi di delocalizzazione da aree a rischio. «Inoltre – prosegue Savarese di Legambiente – occorre assicurare il più sollecito necessario allineamento tra i suddetti strumenti minimi di gestione delle problematiche da adottare con dispositivi nazionali. Inoltre, stante l’irriducibilità del rischio vulcanico, per tutti e tre i complessi occorre pianificare anche il decremento del carico insediativo, unica modalità per ridurre il rischio e rendere fattibile l’evacuazione».
COLATE DI CEMENTO – Nei comuni interessati dall’ emergenza – si legge nel dossier di Legambiente – si è continuato a costruire, in modo legale e illegale, e gli insediamenti sono andati crescendo, un magma di cemento parallelo al silenzio dei vulcani. L’ultimo Rapporto Ispra sul Consumo di Suolo 2023 ci presenta un dato medio di suolo consumato pari al 31,14% della superficie territoriale con punte che arrivano al 52,85% a Monte di Procida e al 43,25% a Quarto e incrementi ancora positivi (in media il 2,42%) dal 2006, con un totale di suolo consumato di ca. 410 ettari in un territorio a forte vocazione agricola e naturalistica. Passando invece ai dati sul patrimonio edilizio residenziale, al netto delle abitazioni abusive, si registra nel rapporto tra numero di abitazioni e numero di famiglie, un consistente numero di abitazioni vuote, addirittura di ca. il 18% sul totale. Il fatto che probabilmente si sia costruito troppo o che, a fronte delle delocalizzazioni, gli alloggi evacuati siano poi rimasti sul mercato immobiliare, forse anche animando quello delle seconde case o destinate ad attività ricettive, trova conferma nella consistenza degli edifici realizzati dopo il 1980, cioè dopo la seconda grave emergenza: ben il 44,53% della nuova edificazione avviene dopo il 1980 con punte del 58,32% a Giugliano in Campania, del 47,69 a Quarto e del 42,76% a Pozzuoli. Ancora più grave è il dato che dimostra che proprio nel ventennio 1971-1900, quello che include entrambe le precedenti, emergenze, quasi raddoppiano gli edifici residenziali, con un incremento complessivo del 48,90% e con punte del 55,04% a Giugliano e intorno al 50% sia a Pozzuoli che a Quarto. Il dato confortante, almeno stando ai censimenti ISTAT e ovviamente con dati precedenti all’attuale emergenza, è che lo stato degli edifici risulta per l’83,45% tra ottimo e buono, per il 15,80% mediocre e appena per lo 0,75% pessimo.