A seguito dell’approvazione del nuovo Nomenclatore Tariffario dell’Ssn con cui c’è stato un taglio di prestazioni sanitarie e rimborsi, l’U.A.P. (Unione Associazione Poliambulatoriali) ha posto opposizione e ha indetto una conferenza stampa a cui ha preso parte anche il Presidente Confesercenti Salute dott. Alessandro Totaro, unitamente alle maggiori associazioni di categoria rappresentative di 27.000 strutture sanitarie accreditate con il SSR, con la partecipazione dell’ospedalità privata.
“Diminuire le prestazioni del 70% invece di aumentarle è un danno sia alla salute del cittadino perché ora le prestazioni sanitarie non si possono più fare, come un esame cardiologico remunerato a 28 euro oggi è arrivato a 17 euro oltre alla visita e all’elettrocardiogramma. Si sta consumando un dramma incredibile. Per questo noi, con più di 27mila aziende solo al Sud, abbiamo fatto opposizione”, dichiara il Presidente Confesercenti Salute.
“Se entrasse in vigore il Decreto Tariffe i piccoli chiuderebbero con una devastante conseguenza occupazionale, oltre che per la salute del cittadino poiché non si garantisce più l’assistenza sanitaria soprattutto in Campania e nel Lazio. La maggior parte delle prestazioni vengono erogate da centri privati accreditati ma sono comunque servizio pubblico”, aggiunge dott. Totaro.
L’approvazione del nuovo Nomenclatore Tariffario è avvenuta “dopo le ripetute richieste di partecipare a Tavoli e Commissioni di confronto presso il Ministero della Salute, e dopo un incontro tenutosi il 12 luglio, senza aver ricevuto alcuna spiegazione sul taglio di alcune prestazioni sanitarie dai L.E.A., sui tagli dei rimborsi, sull’inadeguatezza dei codici che di fatto stanno bloccando l’operatività del sistema sanitario pubblico”, fa sapere l’U.A.P.
Attualmente, però, il Decreto Tariffe è stato sospeso dal TAR Lazio, dopo la presentazione di ricorso dell’U.A.P, e la Corte di Cassazione su mandato del Ministero della Salute ha rinviato la discussione al 28 gennaio.
“Con la sospensiva del TAR – fa sapere l’U.A.P. – si auspicava nella riapertura di un dialogo con il Ministero, stante l’impossibilità di garantire il servizio sanitario pubblico sotto costo, in quanto non solo alcuni esami diagnostici sono stati esclusi dai L.E.A., ma non consentirebbe ai numerosi professionisti medici (cardiologi, biologi, radiologi, ortopedici, fisioterapisti, etc.) di erogare prestazioni con qualità. Per esempio un test del D Toxoplasma è stato ridotto da €23,37 ad €8,50. Forse nel ricalcolo dei rimborsi avranno dimenticato qualcosa, in quanto oltre alla materia prima ed ai costi generali, ci sono i costi dei professionisti. Invece hanno basato le scelte su economie di scala, che determineranno il tracollo della sanità pubblica“.
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